In Sardegna c’è un dolce capace di rapire i cuori di chi lo assaggia per la prima volta. Uno scrigno di pasta in cui è racchiuso un formaggio filante, aromatizzato con limone, cotto nell’olio bollente. Stiamo parlando della regina indiscussa dei dolci sardi più famosi, la seada. Tuttavia, coloro che si cimentano nella preparazione casalinga delle sebadas o seadas commettono un errore che farebbe strizzare gli occhi a qualsiasi nonna, fedele ambasciatrice della tradizione culinaria sarda. Infatti, molto spesso, vuoi per disinformazione o per mancanza dell’ingrediente, si usano formaggi non idonei alla preparazione. Per cui, oggi, ci chiediamo: “quale formaggio usare per le seadas?”.
Continua a leggere e scopri tutte le curiosità sulle seadas. Dalle origini, alla stranezza del nome fino agli ingredienti necessari per la ricetta.
Un piatto povero, ma di gusto
L’origine del nome delle seadas è abbastanza contorta. Cerchiamo di farla breve. Innanzitutto, la nascita delle seadas si deve alle zone più aspre della Sardegna, ossia la Barbagia, la Gallura, il Logudoro e l’Ogliastra. Invece, il nome deriva dalle parole sarde “sebu” e “seu”, le quali indicano il grasso ovino. Questo, non a caso, era proprio l’ingrediente principale utilizzato, in passato, per la preparazione delle seadas, ma solo in ricorrenze speciali, come Pasqua e Natale. Non solo. Le donne sarde preparavano il dolce come segno di bentornato ai propri mariti, dopo un lungo periodo di transumanza.
Successivamente, però, la bontà di questi dolci spopolò così tanto da finire per essere un piatto non più stagionale, ma annuale.
Ma attenzione. Se fino a questo momento abbiamo parlato di dolce, è doveroso dirti che la seada è nata come una pietanza salata. Soprattutto, era un piatto così nutriente e ricco da essere definito come “manna cantu su prattu” che, tradotto, vuol dire “grande quanto il piatto”.
Ad ogni modo, con l’andare del tempo, la variante dolce, accompagnata da miele, ha preso il sopravvento. Infatti, oggi, sono pochi i paesi sardi in cui si fa la seada salata.

Si dice sebadas o seadas?
Il mondo è bello perché è vario, così come sono vari i nomi di questo dolce sardo. Sebada, seada, seatta o sevada, chi più ne ha più ne metta. Difatti, il nome varia a seconda delle zone in cui ci si reca. Ad ogni modo, bisogna prestare attenzione alla declinazione plurale, in quanto molti sono avvezzi ad usare erroneamente la forma singolare allo stesso modo.
Ingredienti seadas
Le sebadas perfette hanno due elementi essenziali. Da una parte troviamo il ripieno di formaggio e dall’altra la pasta violada, preparata con strutto e semola di grano duro, la quale darà un colore dorato e un profumo inebriante all’intera frittella dolce sarda.
Va da sé che la lavorazione della pasta violada è piuttosto laboriosa, in quanto per arrivare ad essere completamente liscia ed omogena va prima lavorata per molto tempo e ripiegata su sé stessa.
Mentre, il formaggio deve essere un pecorino sardo non salato, ma fresco e acidulo. Tempo addietro le donne sarde, per renderlo acido, lo riponevano nei panni umidi dove lo lasciavano riposare per almeno due giorni.

Per la pasta violada delle sebadas o seadas
- 300 g di semola di grano duro
- 150 ml di acqua tiepida
- 1 pizzico di sale
- 30 g di strutto
Per il ripieno
- 300 g di formaggio di pecora fresco, ma acidulo
- Un cucchiaio di semola di grano duro
- 10 ml d’acqua
- Scorza di un limone grattugiato
- Olio d’oliva per la cottura
- Miele a piacimento

Procedimento delle sebadas o seadas
- In un recipiente metti la semola, lo strutto stemperato e un pizzico di sale.
- Aggiungi l’acqua a filo e lavora finché l’impasto non sarà compatto.
- Dopodiché, trasferisci l’impasto sul tavolo o una spianatoia e continua a lavorarlo fino a ottenere un composto liscio. Subito dopo, coprilo con un canovaccio o con pellicola e lascialo riposare per 30 minuti, il tempo giusto per iniziare con la preparazione del ripieno.
- Taglia il formaggio a piccoli pezzi e fallo sciogliere in un pentolino insieme alla scorza grattugiata, mescolando di tanto in tanto con un mestolo in legno. Se non vuoi fondere il formaggio, puoi optare per la variante del formaggio a crudo. Ti basterà sminuzzarlo o grattugiarlo.
- Una volta che il formaggio è sciolto, aggiunti la semola, senza mai smettere di mescolare.
Gli ultimi passaggi
- Arrivati a questo passaggio, devi stendere il formaggio fuso su una teglia o un ripiano e lasciarlo riposare per 30 minuti.
- A questo punto, prendi la pasta, stendi una sfoglia spessa circa 3 mm e con un coppapasta ottieni dei dischi di 10-12 cm.
- Su tutti i dischi, poni due cucchiai di formaggio e chiudi la pasta sovrapponendo su un altro disco. In questa fase, assicurati di chiudere bene i bordi con l’aiuto di una forchetta.
- Scalda l’olio in una padella e quando pronto friggi la seada. È buona prassi non girarla mai, ma versante direttamente l’olio con un cucchiaio nella parte superiore del dolce.
- Quando assume un colore dorato e iniziano a formarsi le bollicine è arrivata l’ora di toglierla dal fuoco. Riponila su carta da cucina, in modo che assorba l’olio in eccesso, ponila in un piatto, guarniscila con miele ed ecco che il gioco è fatto. La seada può essere gustata.
Insomma, che altro aggiungere? Le sebadas o seadas, chiamale come vuoi, oltre ad essere un concentrato di sapori sono una vera e propria esortazione a mantenere intatte le tradizioni culinarie sarde. Che aspetti? Gustati la tua seada prima che diventi fredda.
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